Sostenibilità e Bioetica: vantaggi e limiti della loro interconnessione

I risultati di una recente ricerca italo-cinese dicono che circa 900.000 anni fa il clima del nostro pianeta fu sconvolto da un profondo cambiamento. Ne subirono le conseguenze quasi tutte le specie animali e vegetali che a quell’epoca popolavano la Terra. Alcune si estinsero, altre, meglio equipaggiate a fronteggiare questo genere di difficoltà, sopravvissero, di altre rimasero in vita solo pochi individui. Proprio quest’ultima fu la sorte che toccò al genere umano che in quell’epoca era rappresentato dalla specie Homo erectus. Secondo gli autori della ricerca, se ne salvò solo un migliaio. Numero, questo, tanto esiguo da far temere un’imminente estinzione. Invece, quei nostri antenati furono capaci di dare il via a un nuovo popolamento della Terra e, con il trascorrere del tempo, alla comparsa di nuove specie umane tra cui la nostra, Homo sapiens. L’esistenza di ognuno di noi è pertanto debitrice alla capacità di sopravvivenza di quel gruppo sparuto di nostri antichi antenati. La loro fu, con ogni probabilità, una sopravvivenza non pianificata ma permessa da fortunati microclimi locali tanto straordinari quanto imprevedibili.

Un evento catastrofico di tale portata distruttiva non fu di certo né il primo né l’ultimo nella storia del pianeta. Intorno ai 650 milioni di anni fa, ad esempio, ci fu il primo grande periodo glaciale che trasformò letteralmente la Terra in una palla di ghiaccio con conseguenze che si possono immaginare. Si salvarono solo gli esemplari più semplici della vita acquatica. La scienza identifica altre tre grandi glaciazioni l’ultima delle quali terminò appena 12.000 anni fa.

Questi ricordi di antiche catastrofi climatiche non hanno, ovviamente, lo scopo di far riaffiorare alla memoria sbiaditi ricordi scolastici, ma di aiutarci a ragionare su due evidenze: (1) tutta la natura – e quindi anche il clima – è soggetta nel tempo a continui cambiamenti dovuti ad una molteplicità di cause; (2) profondi e ineludibili legami incatenano le specie viventi, tra cui la nostra, al proprio ambiente.

Il concetto di cambiamento climatico, che in questi ultimi anni non fa che tornare come un mantra su tutti i mezzi di comunicazione, si inserisce in un quadro planetario in divenire: il clima cambia continuamente e con esso la temperatura e il livello dei mari e degli oceani, i confini dei continenti e l’altezza delle loro montagne. Insomma, commettiamo un banalissimo errore quando pensiamo che tutto nel nostro mondo debba restare simile a quello che abbiamo conosciuto da ragazzi e che sia destinato a rimanere tale per sempre.

Nulla è fisso nel nostro universo. Tutto, ma proprio tutto, diviene e cambia. Ce ne accorgiamo solo quando i cambiamenti naturali avvengono con una velocità paragonabile a quella degli eventi della nostra vita. Ed è quanto stiamo sperimentando con i cambiamenti climatici di questi ultimi tempi. Prima, avevamo solo una vaga memoria storica di certi fatti climatici estremi, tanto erano rari; oggi abbiamo ragione di preoccuparci ad ogni cambio di stagione. La crisi climatica che riempie le pagine dei notiziari è entrata a far parte dell’esperienza concreta di ognuno.

È parere largamente condiviso – e non inquinato da prese di posizione ideologiche – che l’umanità non sia solo uno spettatore inerte di questi cambiamenti ma sia tra le cause principali del loro susseguirsi accelerato. Infatti il livello di vita raggiunto dalle popolazioni occidentali ha troppo spesso, come presupposto, un atteggiamento decisamente predatorio nei riguardi della natura, che rende più problematiche le condizioni di vita delle popolazioni povere attuali e, al contempo, lascia in eredità alle popolazioni future un mondo dissestato in cui è difficile vivere.

Bisogna, insomma, intervenire al più presto per evitare danni di maggiore gravità. Ciò non vuol dire, ovviamente, un ritorno incondizionato ai modi di vita di epoche passate ma una prosecuzione dello sviluppo che sia orientata a promuovere stili di vita – sia individuali che sociali – capaci di non compromettere i delicati equilibri ambientali e assicurare così a chi ci seguirà una vita degna di essere vissuta. Questo è proprio il significato del termine sostenibilità che venne utilizzato per la prima volta dalla “Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo” (WCED) nel suo rapporto del 1987. Nello stesso documento venne anche introdotto il concetto di sviluppo sostenibile che identificava la sostenibilità come la condizione di uno sviluppo in grado di «assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri».

Le motivazioni ideali e gli opportuni indirizzi comportamentali sono competenza della Bioetica, campo di ricerca e di riflessione sorto negli anni Settanta del secolo scorso, con lo scopo di studiare i complessi problemi morali, sociali e giuridici sollevati dagli sviluppi delle scienze della vita: la biologia, la medicina, l’ecologia, l’etologia.

È evidente, allora, che sostenibilità e bioetica sono profondamente interdipendenti non solo sotto il profilo teorico ma anche (e soprattutto) sotto il profilo pratico ed è proprio agendo in coppia che esse giocano un ruolo di indirizzo insostituibile nella società moderna.

A motivo della loro rilevanza negli assetti teorici e applicativi attuali e a causa della loro configurazione teorica ancora non ben definita nei particolari – si tratta di saperi ancora ‘giovani’! – è parso utile esplorare sia i vantaggi che i limiti di entrambi gli approcci e, affinché dal confronto possa emergere più facilmente un quadro unitario, si è scelto di esporre in modo schematico ed essenziale i risultati di una simile ricognizione.

Vantaggi della Sostenibilità

  1. Preservazione dell’ambiente: La sostenibilità promuove la gestione responsabile delle risorse naturali, contribuendo a preservare e proteggere l’ambiente per le generazioni future.
  2. Riduzione dei rifiuti: Riducendo il consumo e favorendo il riciclo, la sostenibilità può ridurre la quantità di rifiuti prodotti, alleviando il problema della gestione dei rifiuti.
  3. Efficienza economica: Le pratiche sostenibili spesso portano a una maggiore efficienza nell’uso delle risorse, il che può tradursi in risparmi economici a lungo termine.
  4. Salute umana: La promozione di alimenti biologici e di pratiche agricole sostenibili può contribuire a migliorare la salute delle persone attraverso una dieta più sana e l’esposizione ridotta a sostanze chimiche nocive.

Limiti della Sostenibilità

  1. Costi iniziali elevati: L’adozione di tecnologie sostenibili o la conversione a pratiche commerciali ecocompatibili può richiedere investimenti iniziali significativi, che potrebbero scoraggiare alcune imprese.
  2. Resistenza al cambiamento: La transizione verso una società più sostenibile può incontrare resistenza da parte di coloro che beneficiano dei sistemi esistenti basati su risorse non rinnovabili.
  3. Equità: La sostenibilità non è sempre equamente distribuita, con alcune comunità o regioni che potrebbero beneficiare meno delle politiche sostenibili o addirittura subire impatti negativi.

Vantaggi della Bioetica

  1. Protezione dei diritti umani: La bioetica fornisce strumenti adeguati per affrontare questioni etiche legate alla ricerca scientifica, all’assistenza sanitaria e alla biotecnologia, garantendo il rispetto dei diritti e della dignità umana.
  2. Promozione della ricerca responsabile: La bioetica propone linee guida etiche per la ricerca scientifica, contribuendo a evitare abusi e garantendo la sicurezza degli individui coinvolti nelle sperimentazioni.
  3. Discussione pubblica: La bioetica promuove la discussione aperta e inclusiva su questioni complesse legate alla biomedicina, consentendo alla società di partecipare alle decisioni che influenzano la vita e la salute umana.

Limiti della Bioetica

  1. Complessità delle problematiche: Le questioni bioetiche spesso coinvolgono dibattiti complessi e controversi, che possono rendere difficile raggiungere un consenso sulla migliore via da seguire.
  2. Vincoli normativi: La bioetica può creare norme e regolamenti che rallentano l’innovazione scientifica, specialmente quando si tratta di nuove tecnologie biomediche.
  3. Carenza di applicazione uniforme: L’applicazione della bioetica può variare da un paese all’altro o da un contesto culturale all’altro, portando a incoerenze e sfide nella sua attuazione.

Si può allora concludere che sostenibilità e bioetica sono entrambe fondamentali per affrontare le sfide etiche e ambientali del nostro tempo e che, mentre offrono evidenti vantaggi, è importante riconoscere e affrontare i loro limiti al fine di sviluppare politiche e buone pratiche che siano equilibrate ed efficaci per il progresso umano e la conservazione dell’ambiente.

[Carlo CIROTTO e Lanfranco BARBERINI]

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