Islanda: cambiamenti climatici e messaggi della natura

L’Islanda (letteralmente terra del ghiaccio) forte dei suoi quasi 370.000 abitanti per una densità di 3,5 abitanti circa per Km2, costituisce un paese dove i temi della sostenibilità ambientale sono certamente molto sentiti. Non a caso secondo il report The Green Future Index 2022, realizzato da Iris Ceramica Group in collaborazione con MIT Technology Review, Media Company indipendente fondata nel 1899 presso il Massachusetts Institute of Technology figura al primo posto (Italia 17° posto su 76) tra i paesi che stanno mettendo in atto azioni di rilievo per costruire un futuro a basse emissioni di carbonio.

Per chi visita l’Islanda spinto, come il sottoscritto, da interessi non solo prettamente turistici la percezione del cambiamento climatico corre si elementi molto diversi da quelli di chi vive in Italia o in altri paesi della fascia mediterranea, dove il mutamento delle temperature è ormai vissuto, specie dai non più giovani, anche come esperienza personale diretta di una condizione climatica stagionale e meteorologica, fortemente diversa da quella degli ultimi decenni del secolo scorso.

In Islanda, infatti, le temperature ambientali sempre piuttosto basse per la latitudine del paese, la presenza di ampie zone ricoperte da ghiacci perenni, i tantissimi corsi d’acqua con cascate imponenti, infatti, rendono infatti detta percezione molto più attenuata.

Ciononostante il mutamento climatico segna inesorabilmente anche la terra dei ghiacciai ed aldilà delle molteplici ed inequivocabili evidenze scientifiche, si rende apprezzabile pure attraverso le stesse bellezze naturalistico ambientali del paese; bellezze che ormai da alcuni decenni costituiscono attrattive formidabili per migliaia e migliaia di turisti o altri viaggiatori.
Ed in tal senso due fenomeni si offrono certamente al visitatore interessato al rapporto tra clima e salute del pianeta, quali sicuri elementi di riflessione: uno tragicamente silenzioso nascosto e quasi impercettibile ai sensi, l’altro esuberante, fragoroso ed in grado di ammaliare l’osservatore.

Il primo dei due fenomeni riguarda il sempre più raro avvistamento delle megattere che popolano i mari del nord e che, nonostante la decimazione determinata dalle baleniere, ancora oggi incanta fortunati visitatori a bordo di gommoni o altre imbarcazioni. In occasione di ogni avvistamento, infatti, questi meravigliosi cetacei si esibiscono in un elegante spettacolo fatto di emersioni precedute da un caratteristico soffio e di immersioni seguite da un elegante colpo di coda finale.
Ebbene a seguito dell’innalzamento della temperatura delle gelide acque oceaniche, la massa biologico-nutrizionale destinata all’alimentazione delle balene negli ultimi anni si è progressivamente impoverita, impedendo così a questi giganti del mare di mantenere lo stato di grasso corporeo necessario per affrontare le lunghe migrazioni che precedono la loro riproduzione. Il tutto determinando una silenziosa, ma inesorabile, decrescita della popolazione di megattere che va ad aggiungersi alla vera e propria mattanza operata dalle baleniere che ancora oggi solcano i mari del nord in ossequio ad interessi commerciali distanti anni luce dai correnti concetti di sostenibilità. Anche il diradarsi delle spettacolari occasioni di avvistamento delle balene, quindi, fornisce triste testimonianza di una sottostante e silenziosa tragedia climatico ambientale.

Il secondo fenomeno riguarda un’altra impareggiabile attrazione islandese e cioè lo spettacolo regalato dai grandi ghiacciai perenni che coprono buona parte del paese, dagli iceberg che si liberano dalle loro lingue periferiche nelle lagune per andare a morire al mare, dalle tante e possenti cascate che precipitano al suolo attraversando canyon ancestrali alimentati da poderosi corsi d’acqua.

In realtà parte della grandiosità di un simile spettacolo deriva da una triste realtà e cioè dall’accelerazione dello scioglimento dei ghiacciai indotto dal riscaldamento globale; fenomeno che solo nell’ultimo ventennio ha determinato la perdita del 6% circa della superficie ghiacciata islandese e che, in assenza di misure di mitigazione, porterà alla totale scomparsa dei ghiacciai nel giro di circa 200 anni. Ancora una volta, quindi, è proprio lo spettacolo regalato dai ghiacciai e prorompenti masse d’acqua che da essi si liberano a dare prova della tragedia che si sta consumando sul piano climatico, rendendo la bellezza della natura islandese ammaliante, quanto per certi versi effimera.

Per quanto soggettiva, quindi, anche l’esperienza di un viaggio in Islanda conferma le necessità del massimo impegno dei governi di tutti i paesi del pianeta nel ricercare sistemi di contenimento del riscaldamento globale e più in particolare di imboccare rapidamente e decisamente la strada della sostenibilità. Un analogo e non meno importante impegno è tuttavia richiesto anche ad ognuno di noi nell’optare per modelli di vita che vadano nello stesso senso. Scelte anche semplici, ma concrete ed adottate subito da tutti, possono infatti concorrere fortemente al successo finale dei programmi di intervento discussi in sede nazionale e sovranazionale; programmi che, per la loro complessità e per il frequente intervento di compromessi politico economici frenanti, non possono che avere tempi di sviluppo relativamente lunghi.
Visitare le bellezze naturali islandesi o di qualsiasi altro paese facendo a meno, da subito, di contenitori per cibi e bevande di tipo “monodose” non biodegradabili, né riciclabili, può costituire un esempio di immediato ed efficace contributo nella direzione della sostenibilità.

[ Giorgio Miscetti – Vicepresidente ACSO ]

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