Il concetto di prevenzione è declinato in ambito lavorativo, in base alla definizione riportata all’Art. 2 del D.Lgs 81/08–Testo Unico in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro, secondo la quale la prevenzione è il complesso delle disposizioni o misure necessarie anche secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno.
Ulteriori due definizioni affiancano quella di prevenzione, ovvero quella di salute – stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità – e quella di sistema di promozione della salute e sicurezza – complesso dei soggetti istituzionali che concorrono, con la partecipazione delle parti sociali, alla realizzazione dei programmi di intervento finalizzati a migliorare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori.
La prevenzione intesa come obiettivo prioritario a tutela della salute del lavoratore, della sicurezza del contesto produttivo ove egli opera e in senso più ampio della salute e sicurezza della popolazione e dell’ambiente del quale il contesto produttivo fa parte. Al datore di lavoro (DL) è richiesto di prevedere tutti i rischi connessi all’attività di impresa già in fase di progettazione dell’attività. Tale azione di previsione preliminare può essere ricondotta alla prevenzione primordiale in ambito sanitario; si tratta infatti di individuare i fattori di rischio e le misure strutturali atte ad eliminarli alla fonte ove possibile o a ridurli ad un livello accettabile. Si pianificano a monte le azioni che evitano il verificarsi di infortuni e di malattie professionali, mediante un’analisi delle singole fasi di un processo produttivo che consente di individuare e quantificare l’entità dei relativi rischi. In tal modo è concretamente possibile individuare i requisiti di sicurezza che il “contenitore” di lavoro deve possedere.
La definizione di salute a tutto tondo richiamata dal sopra citato articolo 2, unitamente a quella di sistema di promozione della salute e sicurezza, sono assolutamente in linea con la definizione di prevenzione identificata dall’Istituto Superiore di Sanità, che identifica la prevenzione come “un insieme di attività, azioni ed interventi attuati con il fine prioritario di promuovere e conservare lo stato di salute ed evitare l’insorgenza di malattie”. In relazione al diverso livello e alle finalità perseguibili si distinguono tre livelli di prevenzione, successivi al livello primordiale: primaria, secondaria e terziaria.
La Prevenzione Primaria ha come oggetto d’intervento il soggetto sano e si propone di mantenere le condizioni di benessere e di evitare la comparsa di malattie. In particolare è rappresentata da un insieme di attività, azioni ed interventi che attraverso il potenziamento dei fattori utili (protettivi) alla salute e l’allontanamento o la correzione dei fattori causali delle malattie (fattori di rischio), tendono al conseguimento di uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale dei singoli e della collettività o quanto meno ad evitare l’insorgenza di condizioni morbose. L’insieme di questi interventi che tengono conto, potenziandoli, anche dei determinanti di salute positivi, è pertanto finalizzato a ridurre la probabilità che si verifichi un evento avverso non desiderato partecipando sostanzialmente ad una riduzione del rischio fino a portarlo ad un rischio “accettabile”.
La Prevenzione Secondaria invece si applica su soggetti potenzialmente già ammalati, anche se in uno stadio iniziale, ma la cui mancanza di sintomi rende il soggetto inconsapevole del proprio stato. Rappresenta pertanto un livello preventivo che coincide con la diagnosi precoce di malattie, in fase asintomatica (programmi di screening) e mira ad ottenere la guarigione o comunque limitarne la progressione. Tale livello di prevenzione consente l’identificazione di una malattia o di una condizione di particolare rischio seguita da un immediato intervento terapeutico efficace, atto a interrompere o rallentarne il decorso atteso. Un esempio di prevenzione secondaria sono i programmi di screening alla nascita, il PAP test, ecc…
La Prevenzione Terziaria, fa riferimento invece a tutte le azioni volte al controllo e contenimento degli esiti più complessi di una patologia, consistente essenzialmente nel controllo clinico-terapeutico di malattie ad andamento cronico o irreversibili, ed ha come obiettivo quello di evitare o comunque limitare la comparsa sia di complicazioni tardive che di esiti invalidanti. Con tale livello terziario di prevenzione si gestiscono inoltre i deficit e le disabilità funzionali consequenziali ad uno stato patologico. Si realizza pertanto attraverso tutte le attuali forme e misure di riabilitazione e assistenza, volte al reinserimento familiare, sociale e lavorativo del malato, e all’aumento della qualità della vita. (Es. misure di riabilitazione motoria; supporto psicologico; chirurgia, terapia farmacologica, ecc.).
Per proseguire il parallelismo con l’ambito sanitario, si evidenzia come le norme in materia di sicurezza sul lavoro, mostrino un impianto fortemente compenetrato tra misure tecniche di prevenzione, protezione e sorveglianza sanitaria dei lavoratori per gruppi omogenei di rischio. Tale impostazione consente di garantire le condizioni di benessere, mantenendo trascurabile il trend infortunistico e la comparsa di malattie professionali. In relazione ai rifiuti, significa ottimizzarne la filiera di produzione – che costituisce a tutti gli effetti un ramo della produzione aziendale – valutandone i rischi con conseguente individuazione delle misure preventive e protettive. Tali misure sono rivolte ai soggetti che in ambito aziendale interagiscono materialmente con i rifiuti e necessariamente anche a coloro, che pur non essendo direttamente coinvolti nella filiera aziendale, potrebbero subire danni alla salute (ad esempio al personale di ditte esterne che effettua attività di manutenzione, agli operatori che effettuano ritiro e trasporto dei rifiuti. Il D.Lgs 81/08 prevede a tal proposito la cosiddetta valutazione dei rischi interferenziali, che ha lo scopo di implementare miratamente il documento di valutazione dei rischi aziendale).
Le misure preventive individuate dal DL possono richiedere l’adozione di misure protettive in grado di abbattere o di ridurre a livelli accettabili i rischi residui (sia quelli aziendali in senso stretto, sia quelli di carattere interferenziale), mediante l’uso di dispositivi di protezione collettiva (DPC) e/o dispositivi di protezione individuale (DPI), appositamente individuati per tutte le operazioni materiali da condurre sui rifiuti e per garantirne lo stazionamento sicuro nelle aree di raccolta, o anche individuati specificamente per i lavoratori aziendali e/o esterni, coinvolti in tutte le attività che interferiscono con la filiera di produzione dei rifiuti.
La Prevenzione Secondaria si attua verificando l’efficacia gestionale della filiera del rifiuto nel luogo ove esso è generato, mediante monitoraggi ambientali e biologici, in grado di restituire la fotografia delle condizioni di salubrità e sicurezza del contenitore di lavoro e dei soggetti che vi operano. Detti monitoraggi mirati ad esempio a rilevare e quantificare specifici inquinanti indoor (riconducibili a sostanze e preparati presenti nei rifiuti raccolti nelle aree di produzione) e altrettanto specifici marker biologici, consentono di mettere in campo azioni correttive sul contenitore di lavoro e/o effettuare diagnosi precoci sul lavoratore (con particolare riguardo ai lavoratori esposti a rischi di grado elevato, come nel caso di sostanze altamente pericolose).
Infine, il D.Lgs 81/08 garantisce il lavoratore che si trova in uno stato di vulnerabilità adottando, di concerto col medico competente aziendale, tutte le misure atte ad impedire un peggioramento delle condizioni di salute, ad esempio con l’individuazione di specifiche prescrizioni a tutela del lavoratore addetto materialmente alle operazioni di raccolta, di confezionamento e di immissione al trasporto del rifiuto.Le misure preventive sopra richiamate, dalle primordiali alle terziarie, sono trasversali a tutti gli ambiti produttivi.
Scarica il PDF allegato: La tabella che segue mette a confronto la visione One Healt in campo sanitario rispetto all’ambito di prevenzione nei luoghi di lavoro.
[ Lucia Pampanella – Lanfranco Barberini ]